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Indirizzo:

c.da Defenza 17
65024 Manoppello (PE)

Latitudine: 42.280087

Longitudine: 14.047555

Tel: 366.4215495

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Il territorio

Santa Maria Arabona

Diverse sono le interpretazioni circa l’origine del nome “Arabona” o “Orbona”. Fra le più accreditate c’è quella secondo cui nel luogo ove sorge l’Abbazia, poteva trovarsi un’ara dedicata ad una Dea adorata dai Romani. Il suo nome era Orbona ed era invocata dai genitori che non avevano figli o che desideravano averne degli altri. C’è poi il culto della Dea Bona, divinità di origine greca, che potrebbe essere la stessa Demetra che spesso troviamo rappresentata con lo scettro in mano, simbolo del potere. La Bona Dea era festeggiata il primo di maggio e le celebrazioni prevedevano sacrifici di scrofe ed altri animali. Si danzava a si beveva molto vino in quanto si credeva che la Dea usasse ubriacarsi. E’ certo che la Dea Bona fosse adorata in terra d’Abruzzo. Su un'area, in cima ad una collina, da dove si domina parte della vallata del Pescara, i Cistercensi cominciarono nel 1208 la costruzione della chiesa abbaziale dedicata alla Vergine Maria.

L'edificazione fu iniziata dalla parte absidale e dal transetto, poiché la navata centrale, interrotta all'altezza della seconda campata, risulta essere anteriore di almeno mezzo secolo alla sua prosecuzione verso la facciata. La mancanza di gran parte del piedicroce è giustificata dall'abbandono del progetto iniziale e dalla conclusione affrettata dei lavori, forse per le avvisaglie di un decadimento economico e strategico all'interno della politica dell'ordine.

Di impianto semplice a croce latina, la chiesa si sviluppa soprattutto nella navata centrale che si conclude con l'abside, nella cui apertura è posto l'altare. Le navate laterali sorreggono l'intera volta e gli altari sono disposti lungo il transetto. L'interno è caratterizzato dalla presenza delle costolature che danno slancio ai volumi e sottolineano le luci degli archi e le fughe delle volte.
In mezzo ad uno spazio sobrio e lineare spicca la ricchezza degli arredi costituiti dal tabernacolo e dal candelabro.

Il tabernacolo è formato da un'edicola gotica finemente lavorata, che appoggia al muro; il cero si innalza con un'aerea leggerezza su una snella colonnina, sostenuta da due cani e da un leone rampante.

Tre dipinti firmati da Antonio Martini di Atri e datati al 1377, decorano la parete del coro: rappresentano, nel'ordine, una Santa coronata, una Crocifissione e una Vergine in trono con Bambino, che a sua volta tiene tra le mani un piccolo cane bianco.

La chiesa è circondata da un parco dal quale si accede al corpo restante dell'abbazia.

Nei primi anni cinquanta l'abbazia fu sottoposta a restauri che si conclusero con la riapertura al culto il 25 settembre 1952 alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi.

Nel 1968 fu donata dalla famiglia Zambra all'ordine dei Salesiani e recentemente, dal 1998, è sotto il diretto controllo della curia di Chieti.

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